Il 2 dicembre dello scorso anno, all’interno di un evento riservato ai sacerdoti la mattina e aperto a tutti la sera, il vescovo Michele ha inaugurato il Servizio diocesano tutela minori e adulti vulnerabili–Sdtm di Treviso.
La giornata aveva visto, assieme alla presentazione dello spirito e degli obiettivi del nuovo servizio, l’intervento di Gottfried Ugolini, sacerdote e psicologo della diocesi di Bolzano-Bressanone, responsabile del Sdtm della sua diocesi e del Servizio regionale tutela minori del Triveneto, oltre che facente parte del Servizio nazionale tutela minori italiano.
Questo servizio, previsto per la Chiesa cattolica a livello mondiale e reso obbligatorio in particolare dal documento del 2019 “Vos estis lux mundi”, per essere davvero presente e operante è declinato a livello nazionale, regionale e diocesano.
Questa capillarità è un segno forte e doveroso della presa di coscienza, di responsabilità e d’impegno della Chiesa verso ogni persona, in particolare se minorenne, perché convinti che non possa esistere nessuna educazione né evangelizzazione che arrivi a compimento se c’è di mezzo una qualsiasi forma di abuso.
Guardiamo prima di tutto alla nostra coscienza e al nostro cammino e contemporaneamente anticipiamo altri cammini futuri, poiché la mentalità di un servizio di tutela dei minori nelle varie agenzie educative (mondo della scuola, ambito dello sport, della salute, della famiglia come di altre confessioni religiose) non è affatto scontata.
Prima del lancio, il nostro servizio diocesano ha lavorato per oltre due anni con il coordinamento di don Donato Pavone, poi nominato Vicario per il clero, grazie ad un’équipe di esperti nominati dal Vescovo.
Nel sito dedicato è possibile prendere visione delle persone impegnate in questo servizio e delle competenze necessarie, poiché la tutela dei minori e delle persone vulnerabili comprende gli ambiti pedagogico, psicologico, medico, pastorale, giuridico, canonistico e comunicativo.
I principali servizi offerti da subito a chi ne ha fatto richiesta sono stati e sono l’ascolto, la consulenza e la formazione.
Proprio sul versante della formazione, già dall’indomani sono giunte svariate richieste, segno della sensibilità diffusa delle nostre comunità, per cui ciò che sta a cuore è essere sempre più conformi al Vangelo e sempre più capaci di educare, lasciando eventuali modelli desueti oltre che, certamente, essere in linea con le regole canoniche e i dettami di legge.
Abbiamo iniziato a incontrare, oltre ai preti, i docenti di religione e di scuola paritaria, i catechisti, gli educatori Scout e di Azione cattolica, gli animatori – a loro volta minorenni – dei Grest. E molte altre persone incontreremo, chiunque abbia, appunto, a cuore e a che fare con i minori negli ambienti ecclesiali a titolo diverso, sia in regime professionale che di volontariato.
Raccolte le buone prassi
Questo primo anno di formazione, le richieste che abbiamo ricevuto e i suggerimenti raccolti, hanno evidenziato la necessità di mettere nero su bianco alcune buone prassi rivolte al concreto cosa-fare e cosa-non-fare con i minori, come del resto ampiamente raccomandato dalla Pontificia commissione per la tutela dei minori, dal Sntm e dalla Conferenza episcopale italiana.
Il titolo, “Ascoltare Tutelare Proteggere,” rivela il proposito di fare nostri gli insegnamenti di papa Francesco e della Cei.
Il sottotitolo, “Buone prassi con i minori per la Chiesa di Treviso”, ne anticipa il contenuto e lo spirito: desideriamo confermare il bene che già si opera e indicare prassi sempre più in sintonia col Vangelo e con la sensibilità richiesta nei tempi attuali.
In sostanza, l’abuso può accadere solo in un contesto che non è formato e impegnato a essere vigilante e tutelante, per cui è necessario sia informare-formare-supervisionare tutti coloro che hanno a che fare con i minori, sia crescere in competenza e consapevolezza digitali per avere voce nella loro educazione.
Si tratta, dunque, di un primo strumento concreto fruibile dagli operatori pastorali che si interrogano, dal momento che il contrario dell’abuso sono il rispetto e la promozione del minore, su come si rispetti e si promuova oggi un minore e un gruppo di minori.
Come gestire, da educatori significativi ed autorevoli, la propria comunicazione verbale e gestuale?
Come essere adulti coerenti e credibili nella vita on-line come in quella on-life, tra la vita virtuale e quella reale?
Come essere consapevoli dell’insorgere di dinamiche di gruppo diseducative?
Come prevenire il bullismo e il cyberbullismo che altro non sono che abuso di minori su altri minori, ma non per questo non sono reato oltre che ferita grave?
Come gestire Internet, i social, le foto e i video all’interno delle attività e delle relazioni con i minori?
Come gestire le uscite e tutte le situazioni in cui ragazze e ragazzi viaggiano, mangiano, dormono e si lavano lontani dalla loro casa?
In che modo ci si relaziona con le famiglie quando notiamo che i loro figli sono portatori di fragilità, magari non ancora evidenti?
Si tratta, quindi, di una lista di comportamenti oggettivi in grado di far luce sulla realtà che si sta osservando e la cui lunghezza dipende dalla profondità del cammino effettuato ad oggi dalle nostre comunità: oggi siamo questi e continueremo a camminare rimanendo in ascolto.
Proprio questo, certamente con molto altro che attueremo insieme a tutti cammin facendo, riteniamo sia la sfida e l’impegno del Servizio tutela minori e adulti vulnerabili della diocesi di Treviso.
Ad un anno dalla partenza, le Buone prassi sono pubblicate in formato cartaceo e dal 2 dicembre 2022 anche in formato digitale sul sito tutelaminori.diocesitv.it
Lucia Boranga, responsabile del SDTM-Treviso